Come sta la nostra salute?
Ieri è stata presentata la Relazione annuale del Ministero della Salute.
I dati riportati riguardo allo stato di salute globale degli italiani (e non solo) sono preoccupanti: il 43% degli adulti è in sovrappeso (di cui l’11% addirittura obeso) a causa di scorretta alimentazione e vita sedentaria; il fumo, l’alcol e le terribili droghe sintetiche sono in costante aumento tra i giovani, benché il fumo sia la seconda causa di morte nel mondo e ogni anno in Italia causi circa 80 mila morti, l’alcol sia al terzo posto tra i fattori di rischio per la salute nell’Unione Europea e sia responsabile, per un’ampia gamma di cause, del decesso di 195 mila persone all’anno, ed ecstasy & co. abbiano risaputi effetti devastanti per l’organismo; il fenomeno del gioco d’azzardo patologico è in continua espansione: siamo arrivati a circa 700 mila persone che ne sono “affette”.
Il quadro che emerge, a mio avviso, rappresenta un Paese ben poco attento alla salute delle persone, intesa in senso lato in tutti i suoi aspetti bio-psico-sociali, che è invece il bene più prezioso da coltivare per ciascuno di noi. Se è vero che la nostra salute globale è frutto di una fitta interconnessione tra aspetti differenti, la strada per perseguirla e mantenerla non può che passare per la consapevolezza di sé e l’ascolto dei propri bisogni autentici. Invece, troppo spesso oggi il richiamo della dimensione del possesso e del fare compulsivo per l’esigenza di “produrre” distolgono dal contatto con se stessi e portano a cercare gratificazioni immediate e fittizie, che non sono altro che compensazioni di una carenza profonda di senso (vedi Report del convegno con Naranjo).
Per invertire la rotta, sono convinto che più di tanti divieti, di tante regolamentazioni o punizioni possa essere efficace promuovere la salute attraverso una educazione al ben-essere, partendo dal trovare una centratura in sé e poi aprendosi conseguentemente alle esperienze che sentiamo consonanti con il nostro modo di essere e fonte di arricchimento per il nostro percorso. Così, saremmo portati ad andare spontaneamente verso ciò che può nutrire l’animo e a rifiutare quello che lo inquina…perché i bisogni di corpo, mente e spirito fluirebbero in armonia come voci diverse di un unico coro.