Un coltello può avere molteplici usi: ci puoi tagliare del pane, segare della legna per costruire un riparo, incidere la pelle per un’operazione chirurgica, ferire e perfino uccidere qualcuno. Può cambiare la forma, ma sempre del medesimo oggetto con un manico e una lama tagliente si tratta. L’oggetto in quanto tale non ha una valenza positiva o negativa, funzionale o distruttiva: ciò che fa la differenza è l’utilizzo che ne facciamo.

Qualcosa di simile accade per le emozioni e i sentimenti: quando sorgono in noi c’è una radice comune “neutrale”, e poi si possono manifestare in diramazioni diverse a seconda di come le incanaliamo.
Ad esempio, è questo il caso della biforcazione tra invidia e ammirazione. All’origine c’è la stessa percezione, che consiste nel vedere nell’altro qualcosa che noi non abbiamo (o pensiamo di non avere) e desideriamo fortemente: beni materiali, capacità, successo, relazioni, ecc.

Da questa scintilla possono nascere sentimenti diversi, che hanno conseguenze dirette e antitetiche sulla nostra salute psico-fisica:

  • Se prende la strada dell’invidia – etimologicamente “guardare con astio” – crea in noi un senso di malessere, inferiorità, incapacità, vittimismo…tutte caratteristiche che impediscono di agire nella direzione di ciò che desideriamo, reiterando il senso di frustrazione in un classico circolo vizioso.
  • Se prende la direzione dell’ammirazione – etimologicamente “guardare con meraviglia o stupore” – può darci un modello, un riferimento da seguire per cercare di realizzare qualcosa di simile, sempre secondo le nostre modalità e caratteristiche personali.

Dunque, una differenza sostanziale nelle conseguenze a cui portano questi sentimenti, pur derivanti da una percezione comune, è che l’invidia produce stasi, immobilità e rassegnazione, mentre l’ammirazione promuove la motivazione e l’azione.

La qualità dello sguardo che abbiamo sugli altri e sul mondo può favorire l’una o l’altra modalità: quando vediamo qualcuno che ha qualcosa che desideriamo anche noi, proviamo innanzitutto a chiederci se guardarlo con rabbia perché ha ottenuto quella cosa o con meraviglia perché si tratta di una cosa bella.
In altri termini, si potrebbe esprimere tale differenza così: “ti odio perché hai quello che io non ho” oppure “ti apprezzo perché hai quello che vorrei avere”.

In un percorso di crescita personale, sta a noi assumerci la responsabilità di scegliere la direzione da dare alle nostre emozioni, una volta che le abbiamo riconosciute e siamo consapevoli delle differenti strade che possono prendere: invidia o ammirazione, mancanza o desiderio?