Elettroshock: vari aspetti di un abominio

Vorrei condividere alcune riflessioni su un articolo, pubblicato di recente su “L’Espresso online”, dall’eloquente titolo “Elettroshock, una vergogna che continua”.
Parla della scandalosa e aberrante pratica, ahinoi ancora in auge, di “curare” le malattie psichiche gravi con l’elettroshock.
E’ una pratica priva di alcun rispetto per l’essere umano e che tratta i malati psichiatrici come oggetti guasti o malfunzionanti, da “aggiustare”. Credo che insito in questo assurdo trattamento, oltre all’aspetto tremendo riguardante la tortura fisica inflitta ai malati e le terribili conseguenze che essa può avere, ce ne sia un altro forse ancor più grave: il sottendere una visione dei disturbi psichici esclusivamente organica, che implica di conseguenza un approccio terapeutico prettamente meccanico, volto a modificare (se non addirittura eliminare) le parti disfunzionali.
Inoltre, il corollario nascosto ma ineludibile di tutto ciò è il tentativo di controllare quelle individualità che escono dagli schemi di “normalità” prefissati, mettendo in pericolo il regime di appiattimento delle coscienze voluto da troppi nel campo della psichiatria occidentale.

Trovo questi elementi davvero preoccupanti, poiché ribaltano completamente quello che ritengo sia l’autentico atteggiamento di cura dell’altro, che si fonda sul rispetto di ogni essere umano, sull’accoglienza e sull’ascolto dell’altro e della sua sofferenza, per aiutarlo a trovare la sua strada, nella quale, dallo sfondo caotico e doloroso delle vicende dell’esistenza, emerga gradualmente il senso di sé.

Ecco il link all’articolo integrale:

“Elettroshock, una vergogna che continua”